- I tumori mammari con recettori positivi per estrogeni e progesterone, ma negativi per il recettore del fattore di crescita dell’epidermide umano 2 ( HER2), rappresentano il sottogruppo più comune, sono altamente eterogenei e richiedono terapie sistemiche diverse e altamente personalizzate.
- I tumori mammari ER+/HER2- rappresentano il 75% dei tumori mammari nelle donne anziane e il 65% in quelle di età <50 anni="" span="">
- Trattamento adiuvante:
- Il trattamento adiuvante post chirurgia per il tumore mammario ER+/HER2- è la terapia ormonale per 5-10 anni a quasi tutte le pazienti per prevenire malattia metastatica, recidiva locale-regionale e tumori controlaterali.
Per quanto tempo deve essere prolungata la terapia ormonale con inibitori delle aromatasi (AI)?
- Secondo una metanalisi, estendere per ulteriori 2-3 anni la terapia con inibitori dell’aromatasi (AI) dopo i primi 5 anni di terapia endocrina determina una sopravvivenza libera da malattia (DFS) migliore delle donne in post-menopausa con tumore mammario allo stadio iniziale positivo per i recettori ormonali (hormone receptor positive, HR+). La metanalisi ha analizzato 9 sperimentazioni randomizzate per un totale di 22.313 donne in post-menopausa con carcinoma mammario precoce con recettori positivi ed Her-2 neg. .
Il beneficio si osserva tuttavia solo in alcuni sottogruppi di pazienti.
- Caratteristiche dei sottogruppi di pazienti che hanno evidenziato un beneficio in termini di DFS (HR; IC al 95%):
- trattamento per 5 anni con solo tamoxifene, 0,40 (0,22-0,73);
- trattamento in sequenza con tamoxifene quindi AI per un totale di 5 anni combinati, 0,82 (0,71-0,95);
- tumori con linfonodi positivi, 0,72 (0,56-0,93);
- tumori positivi per il recettore degli estrogeni/del progesterone 0,61 (0,47-0,78);
- tumori di dimensioni ≥2 cm, 0,72 (0,51-0,98).
- Non è stato osservato alcun miglioramento della DFS in caso di estensione della terapia con AI nei sottogruppi di pazienti con malattia con linfonodi negativi, tumori ER+/PR- e tumori di dimensioni <2 cm="" span="">
- L’estensione della terapia con AI non ha determinato alcun miglioramento della sopravvivenza complessiva.
- L’estensione della terapia con AI è risultata correlata a un rischio maggiore di fratture ossee e di osteopenia/osteoporosi.